Alcamo da riscoprire di Selene Grimaudo

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di Selene Grimaudo

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Alcamo da riscoprire

Il sole di maggio invita a lasciare l’auto a casa per concedersi il piacere di una passeggiata che, spesso, quando si è impegnati al lavoro o si fa altro di fretta e con poco tempo a disposizione, non ci si può regalare. Un piacere la mattina, quando il sole ancora non è alto in cielo e non brucia la pelle, non ancora abituata al suo calore, andare verso il centro di Alcamo addentrandosi per le vie e le viuzze che portano verso il Corso VI Aprile. Come in un dedalo di strade si inizia a camminare senza avere in mente un preciso percorso e, a poco a poco, ci s’immerge nelle sensazioni impresse nella memoria dei ricordi di quando si era piccoli. Un odore o un colore ci riporta, ben presto, alla nostra infanzia, come nella Recherche (Alla ricerca del tempo perduto), l’opera più importante di Marcel Proust. Quando Proust assaggia le madeleine (maddalene, i tipici dolci francesi a forma di conchiglia) ricorda quando le mangiava da piccolo, preparate ogni domenica dalla zia. Allo stesso modo passeggiando per le vie di Alcamo, in particolari momenti della giornata, ritrovo gli odori della cucina tradizionale alcamese che sentivo da piccola provenire dalle case dei vicini, quando ancora si poteva giocare in strada. Tornano, così, alla mente momenti della propria vita che si credevano scordati. Ritornano le immagini della propria fanciullezza quando ci si divertiva con poco, e la merenda aveva un gusto particolare se si faceva con pane e zucchero o pane e pomodoro, anche se le merendine confezionate erano in dispensa. A maggio si acquistavano i primi gelati e essere invitati alla tavola dei vicini era un piacere unico perché a casa propria non c’erano gli odori e i sapori di una cucina tipica tradizionale perchè mia madre non aveva tempo, né l’abitudine per cimentarsi nei piatti della tradizione delle nonne. A camminare tra le viuzze, troppo strette per fare posteggiare le auto, si riscopre la bellezza di un territorio rimasto intatto come tanti decenni fa, con i panni stesi alla parete, con alcune sparute casette rinfrescate, ancora, con l’azulene e con le piantine di aromi, menta e basilico in bellavista che verrebbe voglia di toccare per sentirne il profumo, i fiori colorati messi a fianco dell’ampia porta di un’entrata a pianterreno. Poi, tra una strada dissestata e una buca nell’asfalto, ti soffermi e guardi la parete, alzi lo sguardo e trovi un’immagine che ti commuove: la Fiuredda cittadina, vezzeggiativo dell’immagine sacra detta fiura. Sono quelle edicole votive frutto dell’arte che si lega alla devozione popolare inserite, a volte all’interno di una nicchia, a volte come dipinto sul prospetto di una casa. Ancora a maggio perdura la tradizione di allestire gli Altari mariani in onore di Maria, legati alla culto della Madonna e la loro presenza nelle strade si riconosce dagli addobbi e dalle bandierine bianche e celesti che annunciano l’esistenza, in una casa di quella strada, di un altare dedicato a Maria. Maggio, in Sicilia e anche ad Alcamo, è il mese del risveglio dei colori, dei fiori, dei sapori della cucina che ancora oggi non si sono persi e del pellegrinaggio al santuario della Madonna. Arrivati nel Corso VI Aprile si prosegue per Piazza Ciullo ed è lì, nel cuore della città, che si riprende fiato e si continua, con un ritmo meno sostenuto, per il Corso stretto. Il basolato, adesso liscio, ma ancora indenne dalla colata dell’asfalto, finalmente, può essere apprezzato perchè da qualche tempo è libero dallo stallo delle auto. Così, affrancati dalla corsa quotidiana e dalla sparizione delle auto, riconciliati con la vita, con i ricordi ed i pensieri positivi, si acquista la consapevolezza che per amare il proprio territorio bisogna viverlo di più.

Lunedì 30 maggio 2016

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