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Aperitivo Con... L'ospite di oggi è il comico Diego Parassole

di Salvo Ferrara

Parassole
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Possiamo definirlo un comico ecosostenibile. Ma lui non fa soltanto ridere, perché i suoi pezzi fanno molto riflettere. Spettacoli, televisione, formazione e pubblicazioni (consigliamo All You Can Eat): c'è davvero di tutto nel curriculum di questo artista geniale, un vero e proprio mattatore sul palcoscenico, nato ad Alessandria il 7 ottobre del 1963.

Negli ultimi anni, Diego Parassole si è dedicato al teatro comico-scientifico. Nel recente passato ha conquistato il grande pubblico con gli sketch di Zelig, diventando uno dei pilastri del popolare format televisivo prodotto da Mediaset. Adesso basta con le presentazioni, andiamo piuttosto a conoscerlo meglio. Proviamo ad intervistarlo per la nostra nuova edizione di Aperitivo Con… e Che bio ce la mandi buona(come recita il titolo di un suo spettacolo).

Diego Parassole, artista poliedrico, ci racconti brevemente la genesi della tua carriera?

Studiavo Veterinaria e facevo cabaret per divertirmi. Poi il cabaret mi ha preso la mano. Nel 1990 sono finito a Gran Premio, una specie di Saranno Famosi. Lì uno degli autori di Gino Bramieri, Franco Torti, mi ha detto: Perché non continui?. L’ho preso in parola. Poi, però, ho studiato Accademia d’arte drammatica di Milano. Ma volevo fare il comico. 

Hai fatto davvero tanto nella tua carriera, ma c’è una cosa che ti piace di più?

Negli ultimi anni mi sono dedicato ad una forma di spettacolo particolare. Credo di aver quasi creato un genere: quello del teatro comico scientifico con tre spettacoli che parlano di ambiente. Più, l’anno scorso Il neurone innamorato ovvero l’amore è l’apostrofo rosa tra l’ipotalamo e la corteccia prefrontale, scritto con Riccardo Piferi, sicuramente uno degli autori più significativi degli ultimi anni. Riccardo ha lavorato con i grandi: Iannacci, Paolo Rossi, Lella Costa. E, paradossalmente, lo spettacolo che faccio di più è Perché l’ho comprato, un intervento comico formativo, specifico per chi si occupa di marketing in azienda che credo sia il primo pezzo di neurofisiologia comica. Mi diverte molto raccontare la scienza attraverso la comicità.

Hai qualche rimpianto?

Non volevo figli. Poi mia moglie mi ha detto che ero incinto ed è nata Agnese, la mia pupattola. Rimpiango un pò di non essere diventato papà prima e di avere una sola figlia, ma ormai sono vecchio. Rischierei di diventare un nonno padre.

Ti sei mai ispirato a qualcuno?

All’inizio a Woody Allen. Era il mio mito. Poi Jannacci, Gaber, Rossi, Grillo. Ma devi cercare sempre di essere differente dagli altri. Jannacci era anche mio fan. E questo è uno dei più grandi onori che mi siano capitati.

Progetti in cantiere?

Un nuovo spettacolo sulle neuroscienze. Comico. Oggi scrivo sempre meno per il teatro e sempre più per il mondo delle aziende. In teatro in Italia o sei un classico o fai fatica. E per diventare un classico devi essere morto. Io, purtroppo, sono ancora vivo. E comunque quasi più nessuno investe sulla cultura. Paradossalmente lo fanno più le aziende che i teatri e i comuni. Quando sento la parola cultura, metto mano alla pistola diceva quel simpaticone di Goebbels. A volte penso che sia anche l’opinione di molti dei nostri politici. Potreste pensare che sia deluso dalla politica. No, non sono deluso. Sono proprio incazzato. 

Qual’è il tuo rapporto con la cucina?

Adoro mangiare, ma sono molto distratto. I miei piatti hanno tutti lo stesso gusto: sanno di bruciato. Nelle varie gamme: appena bruciato, piuttosto bruciato, molto bruciato e aiuto chiamate i pompieri.

Segui il mondo del calcio? Fai il tifo per una squadra o per un atleta in particolare?

Il mio calciatore preferito è … Valentino Rossi. Non sono particolarmente tifoso. All’epoca del crack Parmalat ho visto spesso i giocatori del Parma, perchè uno dei miei più cari amici, Fabio Cola, era lo psicologo della squadra. E quindi mi invitava a fare lo spettacolo per i giocatori per tirare su il morale della squadra. Poi si sono aggiunti altri comici di Zelig. Andavamo a Parma: spettacolo con i calciatori, pranzo e allenamento con loro. Io, però, non mi allenavo con loro: avrei troppo penalizzato il gioco e li avrei fatti retrocedere in serie C. Ma devo dire che, certamente non solo per merito di noi comici, quell’anno la squadra andò davvero bene vista la situazione.

Sogni nel cassetto?

Tirarli tutti fuori e realizzarli. Devo dire che nella mia vita sono riuscito a fare quasi tutto quello che volevo. Qualcosa avrei voluto farlo meglio, d’accordo. Ma mi piace fare spettacoli e mi piace fare formazione in azienda. Insomma faccio cose che mi divertono e mi pagano per farlo. Il sogno nel cassetto è continuare così.

Hai un Hobby? Se si ci racconti quale?

Ho 4 hobby diversi. Il secondo è scrivere, il terzo è leggere e il quarto la mountain bike. Il primo? Fate voi. 

Martedì 29 settembre 2015

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