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Torna l'appuntamento con Aperitivo Con... ospite Duilio Pizzocchi

di Salvo Ferrara

Pizzocchi
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Aperitivo tutto bolognese quello che ci apprestiamo a gustare. Per la nostra consueta rubrica, andiamo a conoscere meglio Duilio Pizzocchi. A partire dai vent'anni inizia a frequentare le Radio e Tv emiliane.

Quindi la nascita dei primi divertentissimi personaggi: Duilio Pizzocchi, imbianchino ferrarese che vive in un mondo di barzellette. Poi arriva Cactus, tipico frickettone molto in voga negli anni ’80, il classico tipo che vive alla giornata, sempre a caccia di prestiti, furtarelli e prodotti stupefacenti. Per parodiare le tante maghe e chiromanti presenti nelle TV private nasce Donna Zobeide, che, pur proponendo sistemi divinatori assurdi, trova credito tra i radio ascoltatori. Nei primi anni ’90 arriva anche Ermete Bottazzi, camionista ferocissimo e spietato, sempre lanciato, a tutta velocità, sulle strade d’Italia coi suoi carichi improbabili. Ha partecipato anche a trasmissioni nazionali come Zelig e Maurizio Costanzo Show e, nel 1992, fonda, insieme a degli amici, il Costipanzo Show.

Ci racconti la genesi della tua carriera artistica? Come è nato tutto? Come hai iniziato? Ci sono state delle diffidenze?

Il gusto di far ridere gli altri l’ho sempre avuto, già alle elementari ero portato tanto è che quando il maestro si prendeva una pausa lasciava me ad intrattenere la classe, anziché chiamare il bidello. Ciò nonostante, ero abbastanza timido. Una volta mi vollero provare in un’altra classe in cui non conoscevo nessuno e feci scena muta. Poi ho continuato a fare l’asino con gli amici fino ai 19/ 20 anni quando iniziò l’era delle radio libere, primi anni ottanta, ed iniziai a frequentarne alcune, facendo programmi umoristici con battute e personaggi che rifacevano un pò il verso ad alto gradimento. Radio e Televisioni erano spesso insieme e così capitava di partecipare anche a trasmissioni sportive o di televendite con scenette comiche. Tutto questo si faceva per puro divertimento senza prendere un centesimo. I primi soldini arrivarono quando una compagnia di ballo mi chiese di fare dei brevi interventi tra un tango e un boogie per consentire ai ballerini il cambio dei costumi. Questo fu di grande aiuto perché non sentivo sulle mie spalle il peso dello spettacolo e riuscivo a contenere l’emozione che per parecchio tempo, e a volte anche ora, mi ha perseguitato. Comunque a forza di pezzetti da cinque minuti misi insieme un repertorio sufficiente per fare un’oretta da solo, che era il minimo per esibirsi in locali o feste di piazza. Grazie anche all’assidua presenza nelle tv locali mi feci una certa popolarità che mi convinse, nel 1990, a dismettere i panni del metalmeccanico per intraprendere la carriera del comico. Poi nel ’92 misi insieme la compagnia del Costipanzo show, che metteva in scena un varietà ispirato al Maurizio Costanzo show. C’erano ( e ci sono tuttora )comici, ballerine, cantanti, prestigiatori e altri elementi dello spettacolo leggero; per farvi un esempio mi riferisco a Giuseppe Giacobazzi, il mago Simon, Gianfranco Kelly, Natalino Balasso. In tutti questi anni avremo avuto almeno un centinaio di ospiti. Le uniche diffidenze furono all’inizio quelle dei miei genitori, che come tutti non approvavano il fatto di lasciare un lavoro sicuro per andare all’avventura. Ma non mi crearono problemi, anche perché all’epoca un lavoro in fabbrica si ritrovava facilmente.

Quale aspetto ti piace di più nel tuo lavoro?

Quello di rimanere sempre ragazzacci che si divertono e fanno divertire, trovarsi in compagnia a scherzare, vedere sempre posti nuovi o ritrovare vecchi amici. Non sembra di invecchiare.

Quando hai iniziato, ti sei ritrovato un modello di riferimento?

Un modello preciso no. Ebbi molte ispirazioni grazie ad un locale di Bologna che programmava ogni venerdì i comici del momento, così potevo vedere le performances di Gigi e Andrea, Gaspare e Zuzzurro, Giorgio Faletti, Giorgio Ariani, Enzo Robutti e diversi altri da cui c’era tanto da imparare. Comunque il comico che apprezzo di più in assoluto è Paolo Villaggio.

Vuoi raccontarci l’episodio più buffo che ti è capitato in carriera?

So che è difficile da credere, ma è successo veramente. Vicino a Riolo Terme ogni anno a maggio si svolge la festa del cinghiale. Andammo col Costipanzo per un paio di volte su un piccolo palco, poi siccome lo spettacolo tirava ci fecero un palco più grande nel vecchio campo sportivo e ci diedero come camerini gli spogliatoi dismessi del calcio. Era uno stanzone con una porta sbilenca. Non aveva più gli infissi alle finestre, quindi chi era dentro era visibile dal pubblico. Allora dissi all’organizzatore: In quel camerino lì ci vorrebbe una tenda. E lui prontamente rispose: Bene, provvederemo. L’anno successivo torniamo, apro la porta del camerino e dentro trovo una tenda da campeggio montata. Allora chiedo: Cosa ci fa una tenda lì dentro? E l’organizzatore: Oh Pizzocchi, non rompere mica i maroni, l’hai chiesta tu l’anno scorso. Io stavo per dirgli che intendevo una tenda alla finestra quando lui ha aggiunto: Io oggi son diventato scemo a montare quella tenda lì, sai?. Secondo me era anche un pò predisposto, però lui è diventato scemo e noi gobbi a cambiarci dentro una canadese. 

Segui il mondo dello sport? 

Mi piace molto il motociclismo. Il pilota che mi è piaciuto più di tutti, l’unica persona a cui ho chiesto un autografo, è stato Kenny Roberts. Per alcuni anni ho fatto anche lo speaker di campo nel football americano per gli Angels Pesaro e i Doves Bologna. Per quanto concerne il calcio, invece, sono tifoso del Bologna e puoi immaginare le soddisfazioni. Spero almeno che il Palermo alla prossima di campionato abbia la bontà di regalarci un pareggio.

Parliamo di cucina. Qual’è il tuo piatto preferito? Ed il tuo aperitivo preferito?

Mi piace un sacco di roba, specialmente il pesce, ma le lasagne della mamma rimangono al primo posto. Come aperitivo un prosecco o altro vino frizzante corretto col bitter Campari.

Vuoi rivolgere un saluto ai siciliani?

Con piacere, sono venuto in Sicilia la prima volta a vent’anni per salutare la fidanzatina di allora che viveva a Bologna, ma era in vacanza dai nonni a Castel di Tusa. Ventitre ore di treno. Poi l’amore per la ragazza è finito (non per colpa mia), ma quello per la Sicilia no. L’ho visitata altre volte. Anche lo scorso anno sono stato lì per il Festival del Cous Cous a San Vito Lo Capo. Ho incontrato persone gentilissime e molto simpatiche, nonché paesaggi indimenticabili. Confido di tornare presto a trovarvi. 

Infine, progetti per il futuro e sogno nel cassetto?

Non ho mai fatto grandi progetti, anche perché quasi tutto quello che ho fatto mi è cascato davanti come manna dal cielo. Vivo alla giornata, staremo a vedere cosa succede.

Lunedì 12 ottobre 2015

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