Punti di Vista: Ventitré maggio novantadue

Ultimi articoli
Newsletter

Alcamo | punti di vista

Punti di Vista: Ventitré maggio novantadue

Torna l'appuntamento con la rubrica Punti di Vista a cura di

di Selene Grimaudo

Falcone e Borsellino
Falcone e Borsellino

Punti di vista

23 Maggio 1992

Poi un giorno, in redazione arrivò la notizia. Una cosa grave, hanno appena sparato in Via Mazzini, di fronte la chiesa del Collegio. C’è un morto. Andiamo a fare le riprese e il servizio sul posto. Il sangue si raggelò e di scatto mi alzai dalla scrivania, lasciai la macchina da scrivere mentre scrivevo la notizia di un piccolo furtarello di due ragazzi con il motorino, uno scippo di poco conto. E continuavo a chiedere: Chi è, cosa è successo?. Ragazzina, qui da noi esiste la mafia – mi disse un collega – non te n’eri accorta?. Sì, lo so, lo so – replicai velocemente – ma non mi era mai capitato un delitto di mafia. Succede, succede davvero?. Eri troppo piccola. Tutto è iniziato dieci anni fa. Tutto il territorio è sotto assedio. C’era un fuggi fuggi generale e ancora la gente tremava, mentre si nascondeva. Avevano sentito rimbombare colpi di arma da fuoco. Uno sparo, due, più di due spari. Il terrore aveva assalito la gente che stava in Piazza, le auto che transitavano. Era pieno giorno, la luce era chiara e non oscurava nulla, nessuna azione, nessun gesto violento. E malgrado questo, gli assassini non si erano fatti scrupoli. Non avevano timore, sfrontati, sicuri. Una sfida in pieno giorno contro la società e contro le forze dell’ordine. Avevano ucciso un uomo che adesso stava riverso sui gradini di via Mazzini, davanti l’entrata laterale della Chiesa del Collegio. Quello era il primo cadavere che vedevo. Da lì a poco ne avrei visti altri, coperti da un lenzuolo, con il viso a volte visibile, con i rivoli di sangue che scorrevano e si appiccicavano sull’asfalto. A volte scoperti e di fretta ricoperti dalle forze dell’ordine attorno. Quello fu il primo momento in cui m’interrogai del perchè uno stato nello Stato poteva proliferare e, sfrontatamente, in pieno giorno potesse accadere tutto ciò. Il 23 Maggio del 1992 ero a casa, guardavo la tv. Ad un certo punto, una notizia sensazionale. Avevano ucciso il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Era successo sull’A29, l’autostrada Palermo – Mazara del Vallo, all’altezza di Carini. In quel pomeriggio caldo di maggio, la zona venne fatta esplodere con 500 chili di tritolo, sbalzando Falcone e la moglie Francesca Morvillo fuori della Fiat Croma bianca e facendo saltare in aria i tre agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo Antonio Montinaro all’interno della Fiat Croma marrone. Il primo ad accorrere all’ospedale dove Falcone arrivò ancora in vita fu l’amico e collega Paolo Borsellino che, sconvolto, mormorava: «Mi è morto tra le braccia – e poi aggiungeva – devo fare in fretta, perché adesso tocca a me. Con il semplice gesto di un dito che azionava il timer collegato al tritolo, posizionato nelle vicinanze, un grande boato stroncava delle vite, ma allo stesso modo creava il primo dei due grandi simboli siciliani della lotta contro la mafia: Giovanni Falcone. In pochi anni, sino al 1992, avevo visto e letto le umane miserie e lo schifo delle dinamiche di Cosa nostra. Forse di questa consapevolezza se ne accorsero anche loro, quando un giorno, mentre ero in diretta per il telegiornale delle 14: 00, durante la prima pausa pubblicitaria, dopo le prime notizie di cronaca nera, il mio collega si avvicinò al tavolo con una faccia scura e con la voce incerta mi disse Hanno telefonato. Chi? risposi. Non sapeva come dirlo …mi hanno detto: ci rici a chissa chi la finisci di parrari, sennò ci facemu satari la machina. Feci un sorriso amaro e dissi: E secondo loro io non dovrei più parlare?. Ho continuato a parlare, nel mio piccolo, portando avanti le idee di legalità e di giustizia, nelle azioni di vita quotidiana, tra i miei alunni e nel dialogo con le nuove generazioni. Bisogna prendere spunto, senza arrendersi, dall’esempio della vita e della morte di grandi uomini, come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, e di quest’ultimo oggi ricorre l’anniversario della morte, ma anche della nascita di un nuovo esempio di grande legalità. Desidero accompagnare la rubrica di oggi con una canzone, che ritengo adeguata all’occasione, ricordando parte del ritornello: pensa, prima di sparare…pensa. Prima di dire, di giudicare, prova a pensare. Pensa, che puoi decidere tu e, infine, dedico questi ricordi ai miei due amici giornalisti, che non ci sono più: Nello Morsellino e Salvatore Tartamella, con i quali ho vissuto questi anni difficili che facevano della nostra bella Alcamo un luogo martoriato e dilaniato da tante contraddizioni.

Lunedì 23 maggio 2016

© Riproduzione riservata

643 visualizzazioni

Commenti
Lascia un commento

Nome:

Indirizzo email:

Sito web:

Il tuo indirizzo email è richiesto ma non verrà reso pubblico.

Commento: