di Selene Grimaudo
La storia, secondo il filosofo napoletano Giambattista Vico, è caratterizzata dal ripetersi ciclico di tre momenti: l’età primitiva (divina), l’età poetica (eroica), l’età civile (umana). Tali momenti non si avvicendano a caso, ma secondo una periodicità dettata dalla provvidenza. Sono convinta che tale ciclicità si manifesta, non solo nella storia del mondo, ma in particolare nella nostra singola esistenza e in tutte le manifestazioni dell’agire umano. Avete mai fatto caso come nella nostra vita, molte situazioni, l’incontro con determinate persone o campi d’interesse si ripeta all’incirca ogni dieci anni? Anche il corpo umano, così come la mente si rinnova. Paolo Pinton, docente di patologia generale all’Università di Ferrara, sostiene che negli esseri umani adulti giornalmente muoiono miliardi di cellule che l’organismo, per svolgere le sue funzioni, deve sostituire. I medici e i biologi affermano che ogni sette anni le cellule del nostro corpo subiscono cambiamenti e si rigenerano, così come la psicologia si occupa di «cicli settennali di trasformazione individuale» e, allo stesso modo, la pedagogia waldorf di Rudolf Steiner dà grande importanza alle fasi di sviluppo in settenni dell’uomo, iniziando dalla nascita ai sette anni. E, ancora, il Sufismo (dimensione di ricerca mistica della religione islamica) porta avanti la teoria dei cicli vitali di rinnovamento che avvengono ogni sette anni, così come la biosofia e la medicina cinese che fa rinnovare l’energia vitale femminile ogni sette anni. Il numero sette, nella numerologia, nella simbologia e nell’esoterismo è ritenuto magico, con connotazioni di sacralità e fin dall’antichità, sin dall’antico Egitto, nelle religione buddista, nelle tre religioni monoteiste, nonché nella religione cristiana e nella Bibbia. Dunque, sembra che la storia dell’umanità soddisfi i criteri ciclici del cambiamento a tutti i livelli conosciuti e in tutte le società. L’antropologia e la sociologia sono testimoni di quanto affermato. Anche la politica segue le leggi del cambiamento, anzi, l’alternanza politica (che, in un paese democratico, consiste nel passaggio della guida del governo alternativamente a partiti di coalizioni contrapposte) è necessaria ed è considerata dai politologi un necessario ed «evidente segnale di democraticità di un paese, infatti, quanto più tale evento si verifica in modo non sistematico, ma ripetuto nel tempo, tanto più la democrazia appare godere di buon funzionamento». Ad Alcamo il cambiamento politico si sta attuando. Il voto del 5 giugno scorso ha decretato l’era dei Movimenti a discapito dei partiti politici. Il prossimo 19 giugno, in sede di ballottaggio, solo uno dei due schieramenti governerà, per i prossimi cinque anni, la città. I partiti per volere popolare, democraticamente entrano, se vogliamo fare un parallelismo tricogeno, in fase di telogen (fase in cui il capello si trova ancora nel follicolo pilifero ma le attività vitali sono completamente cessate), mentre i movimenti in fase di anagen (prima fase della crescita che dura dai 3 ai 7 anni). Lo statunitense Deming William Edwards, ingegnere, saggista, docente e consulente di gestione aziendale e manager, affermava che «le due principali regole che stanno alla base della vita stessa sono: 1. Il cambiamento è inevitabile. 2. Tutti cercano di resistere al cambiamento». I partiti tradizionali, secondo questa affermazione hanno cercato di resistere al cambiamento ed essendo, lo stesso, inevitabile hanno dovuto accettare che esso avvenisse. Dall’ineluttabilità della ciciclità degli eventi, anche i partiti tradizionali dovranno imparare a rinnovarsi. Dovranno effettuare una riflessione sincera sui motivi del fallimento ed operare un cambiamento reale, costruttivo, sulle basi dell’azione fattiva, ricordando la frase di Giulio Andreotti, amato o vituperato, ma indubbiamente scrittore, giornalista e grande politico italiano, che così affermava: «In politica i tempi del sole e della pioggia sono rapidamente cangianti».
Lunedì 13 giugno 2016
© Riproduzione riservata
1493 visualizzazioni